Vite da Corsa
Le parole chiave sono due. “Meccanici” e “Veterani”. Bastano, da sole, per segnalare una attitudine abbinata all’esperienza. Collezionata tra Ferrari, Maserati e Alfa Romeo sulle piste di tutto il mondo.
Stiamo parlando di persone speciali. Protagoniste di un’avventura che - più di ogni altra – ha scandito un secolo, il Novecento soprattutto, vale a dire il secolo del motore. Meccanici come angeli custodi, delle automobili mandate in corsa, dei piloti che queste macchine hanno guidato. E, adesso, della memoria. Qualcosa che contiene storie preziose. Colpi di genio e colpi di fortuna; tragedie e trionfi; fatiche e gioie, molte delle quali “terribili” come scrisse Enzo Ferrari.
La memoria è sempre preziosa. Soprattutto quando permette di conservare e tramandare qualcosa di eccezionale, di estremo. Uomini alle prese con una sfida lunghissima, cominciata come una scommessa futurista, scandita da mezzi sempre più sofisticati, azzardati, raffinati. Olio e grasso sulle mani e poi fili, cavi, centraline, computer. Tute sporche e poi immacolate. Una sequenza infinita di gesti, di sforzi, di intuizioni.
I meccanici, nelle corse, sono sempre e giustamente abbinati alla passione. A una disposizione profonda verso un senso di appartenenza decisivo, alla capacità di fare squadra, con un orgoglio raro e bellissimo a vedersi. Passione per andare avanti e “contro”, con la certezza di essere responsabili, ciascuno per la propria parte, di un destino a rischio.
Stiamo parlando di persone speciali. Protagoniste di un’avventura che - più di ogni altra – ha scandito un secolo, il Novecento soprattutto, vale a dire il secolo del motore. Meccanici come angeli custodi, delle automobili mandate in corsa, dei piloti che queste macchine hanno guidato. E, adesso, della memoria. Qualcosa che contiene storie preziose. Colpi di genio e colpi di fortuna; tragedie e trionfi; fatiche e gioie, molte delle quali “terribili” come scrisse Enzo Ferrari.
La memoria è sempre preziosa. Soprattutto quando permette di conservare e tramandare qualcosa di eccezionale, di estremo. Uomini alle prese con una sfida lunghissima, cominciata come una scommessa futurista, scandita da mezzi sempre più sofisticati, azzardati, raffinati. Olio e grasso sulle mani e poi fili, cavi, centraline, computer. Tute sporche e poi immacolate. Una sequenza infinita di gesti, di sforzi, di intuizioni.
I meccanici, nelle corse, sono sempre e giustamente abbinati alla passione. A una disposizione profonda verso un senso di appartenenza decisivo, alla capacità di fare squadra, con un orgoglio raro e bellissimo a vedersi. Passione per andare avanti e “contro”, con la certezza di essere responsabili, ciascuno per la propria parte, di un destino a rischio.
Per questo, il Club che raccoglie i Meccanici Veterani, ha un significato molto importante. Soprattutto nei confronti di chi ha pochi anni, non ha visto o vissuto i capitoli primi e precedenti sui quali si fonda il mito della velocità. Che poi è un mito costruito anche sul sangue e sul rumore; sul genio e sul sacrificio. Ogni meccanico ha molto da raccontare. Ha un mondo a parte vissuto da protagonista, magari con riservatezza, tra le quinte dei box. Ha segreti da svelare, finalmente. Ha gli sguardi di chi saltava in macchina per filare via, a vincere, a combattere e, talvolta, a morire. Alta intensità, alta qualità. Fedeltà e affidabilità.
Dalla Mille Miglia alla 24 Ore di Le Mans; dalla Targa Florio al Gran Premio d’Italia, di Francia, d’Australia. I capitoli sono infiniti. Attraversano epoche diverse, ci trasportano da un tempo in cui il mondo era silenzioso come un campo arato di fresco, sino ad oggi, con la velocità che avvolge tutto, il modo di pensare, di parlare, di comunicare.
Una lunga, magnifica avventura, appunto. Salvata da testimoni d’eccezione. Pronti e disposti a stare insieme di nuovo, ancora. E pronti, come sono sempre stati, a tenere viva una tradizione italiana senza confronti. Romantica e leggendaria. Con la consapevolezza di averla vissuta chilometro dopo chilometro, giorno dopo giorno con una dedizione totale.
Vite da corsa, le corse come ragione di vita.
Giorgio Terruzzi
Dalla Mille Miglia alla 24 Ore di Le Mans; dalla Targa Florio al Gran Premio d’Italia, di Francia, d’Australia. I capitoli sono infiniti. Attraversano epoche diverse, ci trasportano da un tempo in cui il mondo era silenzioso come un campo arato di fresco, sino ad oggi, con la velocità che avvolge tutto, il modo di pensare, di parlare, di comunicare.
Una lunga, magnifica avventura, appunto. Salvata da testimoni d’eccezione. Pronti e disposti a stare insieme di nuovo, ancora. E pronti, come sono sempre stati, a tenere viva una tradizione italiana senza confronti. Romantica e leggendaria. Con la consapevolezza di averla vissuta chilometro dopo chilometro, giorno dopo giorno con una dedizione totale.
Vite da corsa, le corse come ragione di vita.
Giorgio Terruzzi